Tradizione e innovazione
Non è il passato a produrre il presente, ma il presente
che modella il suo passato
Un progetto nato con la vendemmia 2017, quando decidemmo di vinificare il Trebbiano in giare di cocciopesto, realizzate con un impasto a crudo di laterizi, frammenti lapidei, sabbia, legante e acqua.
Il cocciopesto differisce dalla terracotta. Si tratta di un materiale usato sin dai tempi dei Romani, e già prima conosciuto dei Fenici. L'antica miscela veniva utilizzata per rivestire gli acquedotti, le cisterne e le vasche termali. La configurazione del vaso vinario si inspira alla tradizione del dolium romano, a forma interna a uovo che favorisce, con i suoi moti convettivi, il ricircolo del mosto nella vinificazione.
Pergola di 50 anni
Ci affascinava l’idea di vinificare le uve di una vecchia pergola di 50 anni, dalla perfetta maturazione fenolica, come si faceva una volta: con la macerazione. Le uve sono state diraspate, ma non pigiate, e fermentate nel cocciopesto con lieviti indigeni. Dopo dieci giorni di macerazione e follature manuali, eseguita la svinatura, il vino torna nel cocciopesto per terminare la fermentazione e dove successivamente affina fino all’imbottigliamento che avviene senza filtrazione.
Identità
Grazie alla sua microposità e la conseguente microssigenazione, il cocciopesto esalta qualità organolettiche e aroma del vino senza rilasciare alcun sentore. Il risultato è un vino fine e delicato con un carattere decisamente minerale. Siamo entusiasti di questo vino, senz’altro particolare ma soprattutto con una propria identità.
Cocciopesto
Una delle peculiarità del cocciopesto è quella di favorire la micro-ossigenazione. Infatti questo materiale mostra una notevole microporosità che porta ad esaltare, nella vinificazione e nel successivo processo di affinamento, le qualità organolettiche, arricchendo e amplificando l’aroma del vino. Infine, una differenza sostanziale con la terracotta è che l’essiccazione del cocciopesto avviene all’aria.
Il processo di asciugatura dura almeno 30 giorni. L’ottenimento della “certificazione alimentare”, che ne attesta la purezza dei materiali usati nella realizzazione dell’impasto, permette la possibilità di adoperare i vasi senza trattamenti di vetrificazione interna, obbligatoria per legge per altri materiali, quali i contenitori in cemento.
